La storia di "Non è la Rai"

Prima edizione (1991/92)

"Non è la Rai" nasce su Canale 5 il 9 settembre del 1991. La trasmissione rappresenta una svolta importante nella storia dell'allora Fininvest, soprattutto per due motivi: la diretta e la firma di Gianni Boncompagni. La concessione della diretta viene rilasciata alle TV private proprio in quello stesso anno e permette alle emittenti commerciali di incrementare la propria competitività sul mercato, in particolare nei confronti della televisione pubblica. La diffusione in tempo reale consente inoltre al broadcaster di approfondire l'interazione con il pubblico, elemento cruciale in una trasmissione come "Non è la Rai", i cui giochi telefonici rappresentano il piatto forte. 
La concessione della diretta alle TV commerciali è sicuramente uno dei motivi che spingono Boncompagni a compiere il grande passo: dopo anni di successi sulle reti di Stato, il regista e autore toscano approda sul circuito del biscione, al quale rimarrà legato fino al 1995, anno di chiusura di "Non è la Rai". Senza inutili esagerazioni è possibile affermare che "Non è la Rai" è Gianni Boncompagni: suoi sono la regia, i testi, le scene e parte delle musiche. Per non parlare delle scelte di casting. Insieme a lui arriva la sua corte di fedelissimi: il braccio destro Irene Ghergo, madre badessa del gineceo televisivo, e Paolo Ormi, musicista e compositore, autore di innumerevoli brani legati alla storia della televisione. 
Per la presenza di Boncompagni, così incisiva e originale, per la novità della diretta e se non fosse per quel "5" in basso a destra sullo schermo, sembrerebbe proprio di guardare un programma della Rai. E invece no, non è la Rai. 
La conduzione della trasmissione è affidata ad Enrica Bonaccorti, reduce dal programma quotidiano di Canale 5 "Cari genitori". A lei sono affiancate due giovani promesse del mondo dello spettacolo, Antonella Elia (già valletta di Corrado ne "La corrida" e inviata di Jocelyn in "Cos'è cos'è") e Yvonne Sciò, attrice al debutto sul piccolo schermo ma già nota al grande pubblico come protagonista di uno spot-tormentone ("… mi ami? …ma quanto mi ami?"). In studio anche due bambine, Martina Melli e Michela Ilardo. Quest'ultima, così come Yvonne Sciò, abbandonerà il programma dopo pochi mesi. Completano il cast un centinaio di giovanissime ragazze, elemento simbolo di tutti i programmi targati Boncompagni. 
Le riprese del varietà sono effettuate a Roma, nello Studio 1 del centro di produzione Fininvest situato al Palatino, nel cuore della capitale. Per "Non è la Rai" viene pensata una scenografia dedicata alle quattro stagioni (richiamo presente anche nel primo logo del programma). Sui lati lunghi dello studio campeggiano una panchina immersa tra foglie gialle, da una parte, e alberi fioriti su un prato verde, dall'altra. Sui lati corti ragazze bionde e ragazze more si spartiscono rispettivamente la sezione dedicata all'estate, con tanto di piscina e sedie a sdraio, e quella inneggiante l'inverno, una sorta di terrazza con vista su cime innevate. Per tutta la prima edizione la scenografia subirà continui cambiamenti: verrà prima eliminata la sezione dell'inverno (per far posto al tabellone del cruciverba) e successivamente sarà posizionato al centro dello studio un palco rialzato di colore bianco e di forma circolare. Negli ultimi giorni di trasmissione sarà addirittura possibile vedere gli operai alle pre se con la realizzazione della futura scenografia di "Bulli e pupe". 
Non è solo la scenografia a risentire dei processi di restyling bensì l'intera formula. Se agli esordi "Non è la Rai" occupa un paio d'ore all'interno del palinsesto di mezzogiorno di Canale 5, verso la fine della stagione non dura più di sessanta minuti. Per un certo periodo di tempo il programma viene persino suddiviso in due parti, intervallate dalle notizie del neonato TG5 (gennaio 1992). 
Anche i contenuti mutano, pur mantenendo una certa coerenza con la natura del programma. Da uno spettacolo molto ricco, fatto di giochi, intrattenimento e attualità, si passa ad un varietà di pura evasione, a base di musica e quiz telefonici. Ma si è ancora lungi dall'immaginare quello che "Non è la Rai" sarebbe diventato di lì a qualche anno. 
La stagione si conclude il 27 giugno con un bilancio davvero positivo: più di duecento puntate messe in onda e ben quattro speciali serali ("Capodanno con Canale 5", "Speciale San Valentino", "Speciale Carnevale" e "La notte della bellezza"). Enrica Bonaccorti conferma la sua popolarità presso il pubblico e Boncompagni si vede rinnovato l'impegno per l'anno seguente. 
Ma il consenso più grande è raccolto senza dubbio dalle ragazze, il cui ruolo, inizialmente di semplice scenografia vivente, assume a mano a mano maggiore importanza, fino a diventare linfa vitale per la trasmissione. A loro sono affidati i momenti musicali (come le sfide "bionde contro more" o le canzoni corali) e risultano determinanti nelle telepromozioni, delle quali animano i giochi. Le migliaia di lettere ricevute quotidianamente dalle baby star di Boncompagni spingono poi ad istituire in trasmissione un momento di incontro tra i fan e le loro beniamine, condotto da Davide Mengacci, allora esperto di matrimoni e dintorni. 
In questa prima edizione emergono Miriana Trevisan, Laura Freddi, Claudia Gerini; grande successo anche per Cristina Quaranta, Ilaria Galassi, Roberta Carrano e Samantha Dell'Acqua, tanto per citarne alcune. Un ruolo di primo piano è occupato da Elena Moretti, Sabrina Marinangeli e Valentina Ducros, le cantanti (vere) della stagione 1991/92. 
Compare poi per la prima volta la figura del culturista Bob: introdotto per pubblicizzare una marca di scarpe, sarà presenza fissa di "Non è la Rai" per tutte le edizioni successive. 
Alla popolarità del programma si lega senz'altro la sua sigla, la canzone "Non è la Rai", scritta da Minellono e Boncompagni.

M. V.